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le principali Tappe evolutive della danza classica

Le principali Tappe evolutive della danza classica

Se oggi esiste a Parigi la conosciutissima “Accademia Reale della Danza”, è solamente grazie allo spirito di interesse che in passato avvolse uno dei più noti e abili danzatori dell’alta nobiltà reale: il Re Sole, Luigi XIV.

Le principali tappe evolutive della danza classica possono essere riassunte come segue:

Durante tutta la seconda metà del 1600, l’Accademia Reale della Danza oltre ad essere un filtro per la codifica di terminologie nuove, passi, e principi del ballo, aveva come primo il compito di organo ufficiale destinato al controllo delle forme artistiche, delle tecniche e degli stili adottati all’interno delle allora famose e protagoniste, danze di corte e danze teatrali.

Soltanto un decade di anni più tardi, dopo la nascita della forma artistica che venne molto apprezzata sia dalla nobiltà che dal popolo francese, l’Opera diviene uno dei principali contenitori organici del balletto accademico.

Ancora però nelle antiche e primissime opere, il balletto assume un ruolo abbastanza marginale, quasi esclusivamente da ornamento allegorico e di eleganza; i danzatori infatti non seguono un percorso scenico e pantomimico, quanto più una sorta di coreografia geometrica attorno alla storia, in modo da avvolgerla ed evidenziarla.

La trasmissione delle emozioni o del racconto attraverso il ballo e la coreografia arriverà molto dopo, quando nel corso della storia i reali si faranno da parte, smetteranno di utilizzare ed ostentare la danza e le rappresentazioni sfarzose come mero ornamento, ed il ballo diventerà un mezzo genuino di comunicazione anche popolare, nel quale riversare e comunicare stati d’animo e situazioni differenti da guerre, matrimoni o battaglie.

La tecnica perciò inizialmente era elaborata solamente al fine di stupire il pubblico, senza però cercare di trasportarlo in una situazione o stato d’animo precisi.

Basti pensare che nella maggior parte delle trasposizioni, i ballerini di corte che contornavano le opere da teatro, indossavano maschere che coprivano spesso interamente i l volti; questo offriva ancor più un distacco logico ed emotivo dal pubblico, tralasciando il danzatore in una dimensione lontana, quasi facente parte di una altro Mondo, estraniato dalle vicende circostanti ed edulcorato in una sintesi di perfezione estetica di ideale.

Così anche per quanto riguarda la tipologia dei movimenti danzati, i quali in certe opere, venivano enfatizzati attraverso stili acrobatici di artisti italiani, definiti all’epoca balletti “grotesque” (es: Allegoria dell’Architetto, al “Ballet Royal de la Nuit” del 1653).

Questi stili vennero utilizzati nelle opere fino a quasi tre secoli più tardi, verso gli inizi del XVIII secolo, periodo nel quale finalmente, gli apprezzati coreografi del tempo iniziano a sviluppare discorsi all’interno dell’ambito coreografico, introducendo nelle opere nuova linfa vitale, interesse, genuinità e trasponendo il balletto in una nuova era di metamorfosi dal freddo e distaccato estetismo alle avvolgenti emozioni raccontate.

Ora perciò i balletti anche geometrici, verranno inseriti nella innovative trasposizione lirico e coreografica della nuova “Opéra Ballet”

Esattamente nel 1713 nascerà la nuova Accademia dell’Opera di Parigi, ed è in questo periodo di dominio assoluto francese sul resto degli stati europei che il balletto si intensificherà e distribuirà capillarmente in tanti altri Paesi vicini come Gran Bretagna e Germania.

In Italia si cerca intanto ancora di conservare quello spirito già vissuto della commedia “grotesque” (in forma molto semplificata rispetto ad 2/3 secoli prima), in maniera da cercare di proteggere e conservare l’approccio originale e tradizionale ad esso legate.

I danzatori italiani verranno in questo grandioso periodo invitati un po’ ovunque, specialmente dove occorrevano rappresentazioni dinamiche, movimentate, acrobatiche e molto vivaci, opere nelle quali occorrevano anche virtuosismi attoriali ed interpretativi.