La Danza e lo spettacolo nei primi 25 anni e verso la metà del XIX secolo
Il primo quarto del XIX secolo determina un periodo alquanto trasformista per quanto riguarda la danza (all’epoca esposta artisticamente solo attraverso il balletto), specialmente per quanto concerne la tecnica applicata, la didattica e di conseguenza il risultato finale: la coreografia.
Attraverso gli eventi che seguono la dominazione franca di origine Napoleonica, ecco che anche le tecniche provenienti dalla formazione accademica delle scuole accademiche di Parigi si propagano anche in territorio Italiano.
Con queste grandi influenze accademiche francesi, si arrivano a costituire da lì a poco 2 delle più conosciute accademie di stampo teatrale e di danza dell’intera Nazione: il San Carlo a Napoli e La Scala di Milano, rispettivamente nel 1812 e nel 1813; da questi luoghi avranno poi origine i primi ed innovativi movimenti dedicati alla allora sperimentale salita sulle punte, considerata ancora un metodo acrobatico inserito di rado nei balletti.
Nel nostro Paese si sviluppano fortissime influenze neoclassiche in direzione anche in questo caso di innovative composizioni coreografiche, importantissime quelle di artisti come Salvatore Viganò o Gaetano Gioia, i quali vengono manifestati e paragonati a veri e propri creatori di grandi spettacoli che riuscivano a riprodurre con poesia le coreografie attraverso una profonda azione di movimento sempre attiva sia per la disposizione dei danzatori che per i relativi loro movimenti.
La giovane letteratura è uno strumento assai utilizzato nelle opere teatrali, queste nuove estetiche applicano personaggi inerenti ad opere di spessore provenienti dagli scritti medievali, shakespeariani, cavallereschi, esotici e rinascimentali, soprattutto all’Opéra di Parigi, dove vengono inoltre utilizzate per la prima volta nella storia macchinari scenografici rivoluzionari come le illuminazioni a gas.
I maestri Italiani chiamati a lavorare oltre confine sono vari e denotano tutti una spiccata qualità artistica in quanto a preparazione e bravura, sia nell’insegnamento che nella composizione di opere teatrali, sia anche negli scritti importanti, come il “trattato elementare teorico e pratico dell’arte della danza” di Carlo Blasis.
Nonostante la completa mancanza di scarpette con punta rinforzata, dopo gli anni 20’ ecco che la tecnica sulle punte acquista una notorietà maggiormente elevata e risulta quindi già diffusa un po’ ovunque.
La trasposizione delle opere passa da quelle delle atmosfere più cupe e gotiche a quelle di impatto fiabesco nascente dalla letteratura preromantica e romantica di vari Paesi d’origine, che coinvolge tutti come un fiume in piena, attraverso i suoi personaggi ultraterreni e fantastici.
Nella decade compresa tra gli anni 30’ e gli anni 40’ nascono perciò alcuni dei maggiori capostipiti e capolavori dei balletti romantici di Francia, interpretati dai più grandi ballerini di origini francesi ed italiane (e talvolta di entrambe).
In questo periodo grazie al mirabolante operato di Blasis la Scala di Milano acquista un inestimabile valore riuscendo a far aumentare a dismisura la fama dell’accademia made in Italy e riuscendo, di conseguenza a dare moltissimo filo da torcere all’Opera di Parigi.
In Italia i temi scelti sono maggiormente legati a vicende storiche accadute realmente, attraverso la realizzazioni di coreografie introspettive dal forte impatto emotivo e profondamente drammatiche.