La forza vitale degli alimenti nella concezione sistemica
La concezione a livello meccanico di questo nostro pianeta è sicuramente quella più conosciuta dall’essere umano, ma essa, si limita a descrivere il cibo solamente attraverso le sue peculiari qualità chimiche:
- proteine
- carboidrati
- minerali
- vitamine
- grassi
La concezione di livello sistemico, invece, fondata prevalentemente sulla conoscenza olistica, si occupa dell’analisi di un alimento anche dal punto di vista delle sue relazioni e qualità fisiche (oltre che a quelle chimiche):
- proprietà
- contesto
- effetti sull’organismo umano
- origine
- sapore
- colore
- aroma
- tipo di crescita
- consistenza fisica
Questi due tipi di concezione non devono per forza escludersi a vicenda, ma chiaramente, attraverso di esse è come se si osservasse il mondo tramite due tipi di visioni totalmente differenti tra loro… entrambi consapevoli di vedere le cose in maniera diversa, quasi opposta.
Ad ogni modo, se queste due visioni venissero spinte ad una collaborazione forzata e venissero sovrapposte a livello scientifico l’una sull’altra, otterremo senza ombra di dubbio una visione tridimensionale e molto più efficace.
Si capirebbe facilmente come la parte interna e quella esterna di un determinato organismo vivente, siano inesorabilmente collegate tra loro dal tipo di nutrimento (dal cibo): un fattore esterno che si trasforma in interno e la sua qualità determina le condizioni generali di vita di quell’organismo.
Determinando più specificatamente che cosa sia il cibo, si arriva in poco tempo alla conclusione logica che gli alimenti generali che compongono la catena alimentare siano costituiti da altri organismi un tempo viventi come vegetali o animali.
Proprio per il fatto che sia piante che animali sono loro stessi classificati come sistemi viventi, dal momento in cui vengono utilizzati come “carburante” per altri organismi, conserveranno moltissime loro qualità sistemiche d’origine. Gli alimenti sono per questa ragione, una mescola di elementi fisici addizionati da un vero e proprio “campo energetico”.
Il campo energetico degli alimenti naturali
Un campo energetico di determinati organismi muterà al momento della loro morte, ad esempio, una pianta viva avrà un campo energetico differente da una pianta tagliata, strappata o essiccata, in teoria più tempo passerà dal momento del distacco della pianta dal terreno, più il campo energetico del vegetale cambierà, fino alla morte della pianta, al decadimento stesso del suo campo energetico ed alla sua completa disintegrazione fisica.
Un’ipotesi molto plausibile è quella perciò che chi si nutre, non trae energia solo dalle qualità chimiche dei cibi, ma anche dai loro rispettivi campi energetici, costituiti dalla sottile energia presente nei cibi come ad esempio: la bioenergia, il chi, ecc.
Se si accetta questo tipo di relazione tra chimica ed energia come base per lo studio degli alimenti, allora bisognerebbe dare la stessa importanza al campo energetico, di quanta gliene si dà alle componenti chimiche dei nutrienti.
Un esempio chiaro per cosa sia esattamente il campo energetico di un alimento lo si può trovare nei cibi congelati: un vero vegetariano non potrà mai nutrirsi solamente con vegetali congelati ma dovrà applicarsi anche nel ricercarli freschi e ancor meglio di stagione; i cibi congelati in generale possiedono tutte le qualità presenti nei loro simili cibi freschi, ma non avranno mai le loro qualità, sia dal punto di vista salutare che da quello della soddisfazione sensoriale e nutritiva.